Parità di genere

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La parità di genere è un diritto fondamentale, affermato nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani delle Nazioni Unite (1948) che richiede l’assenza di ostacoli per la pari dignità e uguali condizioni tra uomini e donne nel diritto, nella politica, nella società o nel lavoro. Bisogna distinguere la differenza tra i termini “sesso” e “genere” (gender): il primo riguarda l’aspetto genetico e i caratteri biologici che un individuo possiede alla nascita mentre il secondo è una costruzione culturale che si acquisisce con il tempo. Maschi e femmine si nasce, uomini e donne si diventa. Le disuguaglianze di genere però sono ancora una realtà molto presente in molti paesi del mondo con un’impossibilità per donne e ragazze di accedere pienamente all’istruzione o ad avere un’uguaglianza di retribuzione sul lavoro (Gender Pay Gap). Un altro aspetto è quello delle varie forme di violenza contro le donne, sia in ambito privato sia pubblico, che si manifestano sotto forma di violenza verbale e fisica (spesso body shaming) e con abusi come lo sfruttamento della prostituzione, matrimoni combinati o mutilazioni e, peggio , femminicidi. In Italia solo il 12% delle donne denuncia violenze o maltrattamenti subiti. La “parità” è una conquista che va cercata e difesa anche nei gesti e situazioni quotidiane (empowerment) affinché il femminismo e l’omofobia non siano relegati a mere manifestazioni che pure hanno la loro giusta importanza (8 marzo). Un recente studio della Banca Mondiale ha evidenziato che soltanto in 6 paesi nel mondo ci sono pari diritti tra uomini e donne: Belgio, Danimarca, Francia, Lettonia, Lussemburgo e Svezia. Saranno sempre le bambine provenienti da realtà più svantaggiate e obbligate al matrimonio precoce che avranno più probabilità di abbandonare gli studi, avere dei figli in giovanissima età, rischiare complicazioni durante il parto ed essere vittime di violenze rispetto alle ragazze ricche che si sposano più tardi che probabilmente utilizzeranno le prime per aiuti domestici non garantendone i diritti lavorativi. Questa serie di eventi aiuta a comprendere perché una bimba nata in povertà difficilmente avrà nel corso di tutta la sua vita gli strumenti per uscirne ed è spesso condannata passivamente ad assistere a un perpetuarsi delle diseguaglianze. Ecco perché la risposta di istituzioni e politica deve valutare le soluzioni in maniera integrata, prevedendo più piani di intervento estendendo la pratica delle quote rosa: una donna che denuncia degli abusi, per esempio, deve poter fare ricorso al sistema giudiziario, vivere in un posto sicuro, accedere a cure mediche e contare su un lavoro dignitoso e pari retribuito (Gender Pay Gap).